Dottor Lorenzo Corsi - Biologo Nutrizionista
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Alimentazione e rischio cardiovascolare
Nell'uomo e nei vertebrati l'apparato circolatorio è un sistema chiuso costituito dal cuore e dai vasi (arterie e vene).
Il
cuore
svolge
la
funzione
di
pompare
il
sangue
con
lo
scopo
di
trasportare
gas
respiratori
(ossigeno
e
anidride
carbonica),
nutrienti,
prodotti
di
rifiuto,
ormoni,
anticorpi
e
sali.
L'integrità
funzionale
di
questo
apparato
garantisce
lo
stato
di
salute
e
per
il
suo
buon
funzionamento
è
necessario
che
il
flusso
di
sangue,
nel
suo
percorso
all'interno
dei vasi, non incontri alcun ostacolo.
Esistono
situazioni
in
cui
placche
di
tessuto
fibroso
e
materiale
lipidico
si
fissano
sulla
superficie
interna
delle
arterie
ostruendole
e
impedendo
al
sangue
di
irrorare
la
zona
a
valle
con
complicazioni
mortali
o
invalidanti
(infarto del miocardio, ictus cerebrale).
La
formazione
delle
placche
aterosclerotiche
(sono
così
definiti
i
depositi
fibro-adiposo
che
ostruiscono
le
arterie)
inizia
con
una
lesione
della
parete
interna
e
la
successiva
deposizione
di
sostanze
riduce
il
lume
ed
ostacola
il
flusso
di
sangue
compromettendo
la
nutrizione
e
la
rimozione
dei
prodotti
di
scarto
della
zona
irrorata.
Gli
organi
ed i tessuti possono subire così un danno che può risultare grave ed anche letale.
Fattori
responsabili
di
questa
lesione
sono
l’
iperlipidemia
,
la
nicotina
e
l'
ipertensione
arteriosa
.
L'alterazione
del
quadro
lipidico
è
profondamente
implicato
nella
genesi
e
progressione
del
processo
aterosclerotico
ed
in
particolare
modo
l'aumento
delle
LDL
ed
una
riduzione
delle
HDL
agiscono
da
promotori
favorendo
l'accumulo
di
colesterolo nella parete arteriosa.
Molti
studi
confermano
che
l'incidenza
di
infarto
del
miocardio
subisce
un
decremento
se
si
riduce
il
livello
di
colesterolo
legato
alle
lipoproteine
LDL
e
con
certezza
la
riduzione
dei
livelli
di
LDL
può
rallentare
l'avanzamento
delle lesioni aterosclerotiche e favorirne la regressione.
Numerosi
studi
confermano
la
relazione
tra
abitudini
alimentari
e
aterosclerosi,
è
stato
accertato
che
i
grassi
saturi,
prevalentemente
contenuti
nei
tessuti
animali,
aumentano
il
livello
di
quelle
frazioni
di
colesterolo
fortemente
coinvolte
nella
formazione
delle
placche
aterosclerotiche
e
sono
pertanto
indicati
fra
i
principali
fattori
di
rischio
per accidenti cardiovascolari.
La
principale
causa
di
morte
nei
paesi
industrializzati
sono
le
malattie
cardiovascolari
e
secondo
alcune
valutazioni
la
loro
esclusione
aumenterebbe
in
Europa
la
speranza
di
vita
di
sette
anni.
La
riduzione
dei
livelli
di
colesterolo
LDL
è
fra
i
principali
obiettivi
delle
amministrazioni
sanitarie
del
mondo
industrializzato
e
considerando
gli
effetti
positivi
manifestati
da
alcuni
schemi
alimentari
sul
riequilibrio
del
quadro
lipidico,
una
serie
di
comitati
nazionali
ed
internazionali
hanno
posto
come
primo
atto
nella
cura
delle
dislipidemie
il
trattamento
nutrizionale
sottolineando
che
l'eventuale
passaggio
alla
terapia
farmacologica
dovrebbe
essere
valutato
solo
nel
caso
in
cui
dopo
alcuni
mesi
di controllo nutrizionale i valori di colesterolo non abbiano raggiunto i livelli desiderati.
Anche
nel
caso
in
cui
si
rendesse
necessario
l'intervento
farmacologico,
questo
dovrebbe
essere
associato
ad
un
corretto
programma
nutrizionale
al
fine
di
ottimizzare
il
dosaggio
del
farmaco
e
minimizzarne
gli
eventuali
effetti
collaterali.
È
utile
ricordare
che
l'approccio
nutrizionale
nella
correzione
del
quadro
lipidico
non
dovrebbe
essere
ricondotto
semplicisticamente
alla
eliminazione
degli
alimenti
contenenti
una
elevata
quantità
di
colesterolo
ma
dovrebbe
essere
mirato
al
riequilibrio
e
all'ottimizzazione
dei
rendimenti
metabolici
riducendo
l'eccedenza
ponderale,
troppo
spesso presente nei soggetti con il quadro lipidico alterato.
La
sola
eliminazione
di
alcuni
alimenti
ricchi
di
colesterolo,
se
non
si
presta
attenzione
all'eccesso
calorico
ed
ai
fattori
che
lo
determinano,
è
pressoché
inutile
visto
che
questo
composto
può
essere
prodotto
dall'organismo
dalle
eccedenze alimentari.
Anche
l'ipertensione
è
un
fattore
di
rischio
importante
nella
genesi
delle
problematiche
cardiovascolari
e
sebbene
la
pressione
arteriosa
aumenti
con
l'età
non
è
inevitabile
a
patto
di
affrontare
con
criterio,
razionalità
e
buon
senso
i principali fattori implicati nella sua genesi.
L'obesità,
soprattutto
quella
di
tipo
addominale
in
cui
il
tessuto
adiposo
è
localizzato
tra
i
visceri,
è
caratterizzata
frequentemente
da
ipertensione,
alterazione
della
concentrazione
dei
grassi
nel
sangue
e
iperglicemia
ed
è
agendo
sulla alimentazione nel suo complesso che è possibile gestire questi importanti fattori di rischio.
L'effetto
combinato
dei
vari
fattori
nutrizionali
come
la
riduzione
della
densità
calorica,
dell'apporto
di
sodio
e
di
grassi,
l'aumento
della
quantità
di
fibre,
un
diverso
rapporto
fra
proteine
animali
e
vegetali
e
un
miglior
rapporto
acidi
grassi
polinsaturi/saturi,
conduce
frequentemente
a
una
riduzione
del
peso,
dei
livelli
pressori
e
un
minor
rischio cardiovascolare.
Le
numerose
ricerche
scientifiche
mostrano
che
il
ruolo
dell'alimentazione
nella
gestione
dell'ipertensione
è
estremamente
importante
e
in
alcuni
casi
un
corretto
programma
di
riequilibrio
nutrizionale
può
comportare
la
riduzione o perfino l'abolizione della stessa terapia farmacologica.
Ma
come
per
l'ipercolesterolemia,
se
la
sospensione
dei
farmaci
non
fosse
un
obiettivo
perseguibile,
la
terapia
dovrebbe
essere
comunque
supportata
da
una
attenta
gestione
dell’alimentazione
al
fine
di
limitare
il
dosaggio
farmacologico ed i suoi effetti collaterali.
Lavoro per migliorare la tua salute psicofisica
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