Dott. Lorenzo Corsi C- Biologo Nutrizionista 349.67.00.453
CF: CRSLNZ62H07B832N - PI: 00617750450
Premessa
L'obiettivo
di
questo
scritto
è
quello
di
individuare,
se
esiste,
una
relazione
fra
obesità
e
intolleranze
alimentari,
non
si
occupa
di
discutere
la
loro
generale
veridicità
e
non
mette
in
discussione
il
loro
potenziale
ruolo
come
causa
o
concausa
di
condizioni
patologiche
o
sintomi
di
diversa
natura.
Chi
scrive
prende
atto
che
numerose
persone
si
sottopongono
a
tali
test
e
che
prevalentemente
la
loro
motivazione
principale
è
quella
di
individuare
se
è
nelle
intolleranze
la
causa
del
loro
sovrappeso.
I fatti
Con
gli
studi
di
Lavoiser,
risalenti
alla
seconda
metà
del
1700
si
gettarono
le
basi
per
le
attuali
conoscenze
sulla
bioenergetica.
Oggi
sappiamo
che
negli
organismi
animali
si
ha
una
perfetta
conservazione
dell'energia.
Il
calore
sviluppato
in
vivo
da
un
soggetto
è
pari
a
quello
che
gli
alimenti
che
ha
ingerito
producono
bruciando
in
una
bomba
calorimetrica .
Durante
la
vita,
ogni
parte
del
nostro
corpo
è
sottoposta
ad
un
continuo
ricambio
materiale.
I
processi
che
portano
alla
sintesi
di
nuove
strutture
avvengono
con
velocità
diverse
a
seconda
del
tessuto
che
prendiamo
in
considerazione.
Con
gli
alimenti
assumiamo
i
nutrienti
e
l'energia
necessaria
a
garantire
che
i
suddetti
processi
di
riparazione
e
sintesi
avvengano con regolarità.
Quando
assorbiamo
energia
e
nutrienti
in
quantità
sufficiente
a
soddisfare
i
nostri
fabbisogni
senza
accumulare
grasso
corporeo
siamo
in
una
condizione
che
definiamo
di
equilibrio
energetico
ed
il
peso
si
mantiene stabile .
Se
l'energia
assorbita
è
superiore
alle
esigenze
metaboliche
(bilancio
energetico
positivo)
la
frazione
in
eccesso
viene
accumulata
nel
tessuto
adiposo
e
il
peso
corporeo
aumenta.
Viceversa,
quando
le
nostre
esigenze
energetiche
non
sono
soddisfatte
(bilancio
energetico
negativo),
l'organismo
per
far
fronte
alle
sue
richieste
demolisce
i
grassi
di riserva, evento che può manifestarsi con una riduzione del peso.
Il
nostro
organismo
è
in
grado
di
estrarre
energia
da
proteine,
carboidrati
e
grassi.
Sappiamo
che
nei
legami
che
tengono
uniti
gli
atomi
delle
suddette
molecole
c'è
una
quantità
di
energia
disponibile
per
l'uomo
pari
a
4
kilocalorie
per
grammo
di
carboidrati,
4
kilocalorie
per
grammo
di
proteine
e
9
kilocalorie
per
grammo
di
grassi.
Ai
fini
del
nostro
ragionamento
dobbiamo
sottolineare
e
ricordare
che
il
valore
di
questi
coefficienti
energetici
è
indipendente
dall'alimento
che
utilizziamo
per
nutrirci.
Per
fare
un
esempio
da
10
grammi
di
grassi
contenuti
nel
formaggio
le
nostre
cellule
sono
in
grado
di
estrarre
la
stessa
energia
(90
kcal)
che
estrarrebbero
da
10
grammi
di
grassi
contenuti nella soia o in qualsiasi altro alimento.
Il
nostro
organismo
non
possiede
riserve
di
proteine
o
carboidrati
(trascuriamo
volutamente
il
contenuto
di
glicogeno
-
forma
di
deposito
del
glucosio
nelle
cellule
animali
-
che
è
ininfluente
ai
fini
della
nostra
trattazione
perché
potenzialmente
responsabile
di
modeste
variazioni
di
peso).
Se
assunti
in
eccesso,
proteine
e
carboidrati
vengono
trasformati
in
grasso
e
solo
successivamente
utilizzato
come
fonte
di
energia
(anche
il
grasso
nei
tessuti
umani
fornisce
9
kilocalorie
per
grammo).
Tutti
i
processi
di
trasformazione
dell'energia
appena
descritti
avvengono
con
efficienza
diversa
da
soggetto
a
soggetto.
I
rendimenti
delle
vie
metaboliche
e
le
loro
caratteristiche
intrinseche
dipendono
da
una
moltitudine
di
fattori
che
non
sono
sottoposti
al
nostro
controllo
volontario e cosciente.
Alcune riflessione
Veniamo
a
questo
punto
alla
domanda
iniziale:
Quale
ruolo
può
avere
una intolleranza alimentare in questo contesto?
I
sostenitori
del
ruolo
causale
delle
intolleranze
alimentari
nell'aumento
di
peso,
per
quanto
io
ne
sappia,
non
lo
spiegano.
Ma
anche
nel
caso
in
cui
tali
meccanismi,
immunologici
ed
extraimmunologici
che
dovrebbero
essere
alla
base
delle
reazioni
di
intolleranza
alimentare,
non
fossero
noti
ma
solo
ipotizzati,
chi
sostiene
tale
rapporto
di
causa-
effetto
dovrebbe
concordare
con
chi
scrive
che
dovrebbe
essere
dimostrata
ed
osservata
una
riduzione
del
fabbisogno
energetico
in
seguito all'assunzione di alimenti non tollerati.
Se
fosse
realmente
l'intolleranza
ai
cibi
a
determinare
la
deposizione
del
grasso
corporeo,
in
quantità
superiore
a
quanto
avviene
quando
gli
stessi
alimenti
sono
assorbiti
da
un
soggetto
non
intollerante,
dovremmo
dimostrare
un
legame
fra
efficienza
metabolica
e
l'intolleranza
alimentare.
A
parità
di
tutte
le
altre
condizioni
(quantità
di
cibo
e
livello
di
attività
fisica)
l'energia
contenuta
in
un
alimento
dovrebbe
depositarsi
nel
tessuto
adiposo
dei
soggetti
intolleranti
con
maggiore efficienza di quanto non avvenga nei soggetti non intolleranti.
In
realtà
gli
articoli
sulle
intolleranze
alimentari
che
ho
avuto
modo
di
leggere
non
affrontano
l'argomento
in
questi
termini
e
non
dimostrano
quanto
sostenuto
poc'anzi,
sostengono
semplicemente
che
in
alcuni
soggetti l'obesità è associata alle intolleranze alimentari.
In
alcune
pubblicazioni
però
questo
legame
non
emerge
neppure,
è
il
caso
di
un
libro
scritto
da
due
medici
americani
(di
cui
uno
membro
della
società
di
ecologia
clinica)
e
da
un
giornalista
scientifico.
In
esso
sono
elencati
i
segni
ed
i
sintomi
che
possono
indicare
reazioni
di
sensibilità ai cibi, ma in quell'elenco la parola obesità non compare.
Trovare
una
relazione
fra
due
grandezze
non
significa
necessariamente
dimostrare
che
esiste
un
rapporto
di
causa
effetto
fra
le
due
variabili.
Per
fare
un
esempio,
nelle
società
industrializzate
esiste
una
correlazione
fra
obesità
infantile
e
ore
trascorse
davanti
alla
televisione,
ma
sarebbe
superficiale
concludere
che
la
televisione
è
la
causa
dell'obesità.
Un'analisi
neanche
troppo
approfondita
ci
porta
a
dimostrare
con
facilità
che
i
bambini
guardando
la
televisione,
seduti
in
poltrona,
mangiando
patatine
fritte
ed
altri
alimenti
ricchi
di
grassi,
realizzano
senza
difficoltà
un
bilancio
energetico
positivo.
Se
i
bambini
guardassero
la
TV
facendo
cyclette
o
mangiando
lattuga
e
bevendo
solo
acqua le cose sarebbero probabilmente diverse.
Uno
studio
recente
dimostra
che
un
consumo
regolare
di
pizza
può
contrastare
l'insorgenza
di
vari
tipi
di
cancro
dell'apparato
digerente.
Gli
autori
affermano
però
in
un'intervista
che
mangiare
la
pizza
può
rappresentare
semplicemente
un
indicatore
di
una
sana
alimentazione.
Sarebbe
infatti
difficile,
sostenere
che
mangiare
regolarmente
pizza
senza
osservare
le
altre
indicazioni
fornite
dalle
principali
agenzie
per
lo
studio
e
la
prevenzione
del
cancro,
rappresenti
una
valida
strategia
per
non ammalarsi di tumore.
Così,
analogamente
alla
pizza,
l'obesità
nei
soggetto
che
mostrano
anche
una
intolleranza
alimentare,
rappresenta
semplicemente
un
indicatore
di
una
alimentazione
complessivamente
squilibrata
ed
eccedente.
Le
alterazioni
e
gli
squilibri
metabolici,
di
cui
l'obesità
è
il
segno
tangibile,
potrebbero
manifestarsi
anche
con
una
risposta
positiva
ad
alcuni
test
di
laboratorio,
utilizzati
normalmente
per
valutare
il
livello
di
intolleranza
al
cibo,
ma
questo
non
può
portarci
a
concludere
che l'intolleranza ai cibi è la causa dell'eccesso ponderale.
Proviamo
a
questo
punto
ad
immaginare
un
ipotetico
scenario,
in
cui
due
soggetti,
A
e
B,
con
A
intollerante
all'alimento
X,
mangino
la
stessa
quantità
del
cibo
sospetto.
Ammettiamo
che
l'energia
in
esso
contenuta
sia
di
1000
kcal
e
sufficiente
a
creare
in
entrambi
una
condizione
di
equilibrio energetico secondo la definizione fatta in precedenza.
Considerando
che
non
è
possibile
creare
energia,
sostenere
che
l'alimento
X
sia
responsabile
della
deposizione
di
grasso
nel
soggetto
A
significa
sostenere
che
l'interazione
di
X
con
A
induce
un
bilancio
energetico
positivo
attraverso
la
riduzione
del
dispendio
energetico,
evento
che
non
è
mai
stato
osservato
e
dimostrato.
Al
contrario
da
circa
un
secolo
sappiamo
che
in
seguito
alla
assunzione
di
cibo
si
può
osserva un aumento del metabolismo basale.
È
evidente
che
l'ipotesi
per
cui
la
razione
X
sia
per
entrambi
eccedente
non
ha
senso
discuterla,
in
quel
caso
la
deposizione
di
grasso
sarebbe
vera
per
entrambi
i
soggetti
e
determinata
sicuramente
dal
bilancio
positivo realizzato.
Finora
abbiamo
ipotizzato
l'assorbimento
dell'alimento
potenzialmente
non
tollerato.
Se
invece,
come
nel
caso
delle
intolleranze
che
conosciamo,
i
nutrienti
non
venissero
assorbiti
non
potrebbero
fornire
energia.
In
questo
caso
per
giustificare
la
deposizione
di
grasso
corporeo
dovremmo
necessariamente
sostenere
che
in
seguito
all'interazione
dell'alimento
con
la
parete
intestinale
si
attivino
dei
meccanismi
in
grado
di
ridurre
il
fabbisogno
energetico
e
avviare
tutte
quelle
vie
metaboliche
in
grado
di
trasformare
in
grasso
gli
altri
nutrienti
disponibili
(proteine
e
carboidrati)
allontanandoli
di
fatto
dalle
loro funzioni principali (3).
Un
meccanismo
simile
appare
molto
improbabile
ed
anche
la
lettura
in
chiave
evoluzionistica
non
convince.
Quale
vantaggi
evolutivo
determinerebbe
la
sintesi
e
deposizione
di
grasso
quando
l'organismo
non assorbe nutrienti?
In
realtà,
i
dati
in
nostro
possesso
e
più
semplicemente
l'esperienza
quotidiana,
dimostrano
esattamente
il
contrario.
In
assenza
di
cibo
e
quindi
di
assorbimento
nutritivo
si
attivano
dei
meccanismi
che
portano
alla
demolizione
dei
grassi
nel
tessuto
adiposo.
L'esistenza
infatti
di
quello
che
oggi
viene
definito
più
correttamente
organo
adiposo
si
spiega
proprio
sostenendo
il
suo
importantissimo
compito
come
fonte
di energia nei periodi di carenza alimentare.
Ovvie conclusione
Vorrei
concludere
rispondendo
ai
tanti
che
si
chiedono
perché
parenti
ed
amici
dopo
essersi
sottoposti
ai
test
di
intolleranza
alimentare
ed
eliminato
gli
alimenti
sospetti
perdono
peso.
Per
una
ragione
ovvia,
l'eliminazione
degli
alimenti
comunemente
utilizzati
determina
una
significativa
riduzione
dell'apporto
di
nutrienti
rendendo
negativo
il
bilancio
energetico.
Tutto
qui.
Ritengo
inoltre
che
componenti
essenziali
in
queste
dinamiche
siano
quelle
di
natura
psicologica
(come
potrebbe
essere
altrimenti?):
è
più
facile
prendersela
con
qualche
alimento
e
ricondurre
ad
esso
la
causa
del
nostro
eccesso
ponderale,
anziché
indagare
più
a
fondo
e
mettere
in
discussione
il
nostro
stile
di
vita
per
capire
quali
sono
le
vere
ragioni
che
finiscono
per
farci
assumere
più
cibo
di
quanto
sia
per
noi
necessario,
unica
vera
causa
dimostrata
dell'aumento di grasso corporeo.
Peso e intolleranze alimentari
CF: CRSLNZ62H07B832N - PI: 00617750450